di Antonio Sacco
Nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán, Messico, Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón non è stata soltanto una pittrice, ma un simbolo eterno di resistenza, libertà e verità interiore. La sua vita è stata un caleidoscopio di bellezza e tormento, cucito con fili di dolore fisico e ribellione dell’anima.
Colpita da poliomielite a sei anni, Frida rimase con una gamba più sottile dell’altra, motivo per cui preferiva gonne lunghe e colorate, diventate poi parte integrante della sua iconografia. I bambini la chiamavano “gamba di legno”, un soprannome crudele che alimentò la sua forza interiore sin dall’infanzia.
Ma è l’incidente d’autobus a 18 anni, nel 1925, che le spezza la spina dorsale e la vita: un corrimano metallico le trafigge il bacino. Frida resterà tra letti d’ospedale e corsetti di gesso per tutta la vita, subendo più di 30 operazioni chirurgiche. Eppure, proprio da quel letto, nasce l’artista che avrebbe dipinto la sua verità senza filtri. Sua madre le fece montare uno specchio sul baldacchino del letto: fu il primo vero studio d’artista di Frida. Guardandosi ogni giorno, iniziò a ritrarsi, scoprendo la pittura come unica terapia per il corpo e l’anima.
I suoi autoritratti – oltre la metà della sua produzione – non sono mai solo ritratti. Sono manifesti di dolore, identità , sangue e sogni, tra surrealismo e realismo magico. Amava dire: “Non dipingo sogni o incubi, dipingo la mia realtà ”. Le sue sopracciglia unite come ali nere, la corona di fiori, i vestiti Tehuana e i simboli messicani parlano di un’identità orgogliosa e radicata.
Il suo matrimonio con Diego Rivera, muralista rivoluzionario messicano, fu burrascoso: si sposarono nel 1929, divorziarono nel 1939 e si risposarono l’anno dopo. “Due incidenti nella mia vita: l’autobus e Diego”, diceva. La loro casa, la Casa Azul, divenne un crocevia di artisti, intellettuali e rivoluzionari. Qui Frida visse un’intensa relazione con Leon Trotsky, rifugiato politico accolto da Rivera, e amicizie profonde con André Breton e Tina Modotti.
Frida amava la musica e ballare, fumava sigarette lunghe e beveva tequila con disinvoltura. Dietro quell’immagine austera e dolente, c’era un’anima vibrante, ironica, che organizzava feste sontuose con canti tradizionali messicani e vestiva con colori sgargianti anche nei giorni più bui.
Frida Kahlo morì nel 1954, ufficialmente di embolia polmonare, anche se molti ipotizzano un suicidio. Il suo ultimo dipinto raffigura delle angurie rosse con la scritta “Viva la vida”: un saluto alla vita, nonostante tutto.
Oggi la Casa Azul di Coyoacán è un museo che accoglie migliaia di visitatori ogni anno. Perché Frida non è solo arte: è un urlo di verità , bellezza e dolore che continua a fiorire, come i suoi fiori tra i capelli.